Tipografia e Xilografia

Tipografia e Xilografia sono le due tecniche che ho eletto come espressione della mia arte tipografica del manifesto.  

Entrambe fin dalla loro origine, sono fortemente legate alla produzione e diffusione della cultura attraverso il libro. Il fare artigianale di queste due arti, ci porta in una dimensione d’altri tempi ma ben presto ci si accorge quanto essa sia attualissima, in quanto legata al comunicare con parole e immagini. 

Dunque la tecnica tipografica, inventata da Johannes Gutenberg verso la metà del 1400, oltre ad aver fatto la storia del libro, riveste durante il 900 una notevole sperimentazione grafica, usata dalle correnti artistiche d’avanguardia come il Futurismo e il Dadaismo solo per citarne alcune. 

Ma un ruolo fondamentale, la tipografia lo ottiene durante la resistenza partigiana in Italia. Dal 43 al 45 diviene lo strumento indispensabile per la comunicazione di propaganda antifascista promossa dal CNL. 

Soprattutto per la sua versatilità manuale e facilità d’uso anche in assenza di energia elettrica.

Le vere protagoniste di questa avventura tipografica per la Libertà, la rivestono le pedaline tipografiche, i tirabozze (gli unici strumenti che Pratiche dello Yajè ha deciso di utilizzare) e le pedaline da banco Boston

Capaci di stampare agevoli volantini che poi le coraggiose staffette affiggevano nel buio della notte ai muri. 

La Xilografia invece resta una tecnica più antica della tipografia non solo come produzione di immagini stampate e poi colorate a mano dagli amanuensi. Ma anche come matrice pre tipografica di testi sacri, come il caso della Cina che conserva le tavolette incise di un rarissimo testo taoista del 3000 a.c.

Il ruolo della xilografia resta comunque prettamente illustrativo. Nella prima metà del 900 questa tecnica è stata ampiamente usata soprattutto per la creazione di frontespizi a libri di poesia e anche ai famosi Ex Libris:  basti ricordare i nomi di Giulio Cisari, Adolfo De Carolis, Emilio Mantelli, Antonello Moroni e Armando Cermignani, Ercole Dogliani ma anche Lorenzo Viani e molti altri. 

Le avanguardie artistiche restano fortemente catturate da questa tecnica da diventare espressione comunicativa di uno stato angoscioso o drammatico come il caso degli espressionisti tedeschi che lavorando su tavole di compensato (legno di filo) ottenevano effetti pittorici scheggiando la linea su ampie campiture nere.  

 

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