Le macchine tipografiche di Pratiche dello Yajè

Lavoro principalmente con macchine dette tirabozze, il cui funzionamento è completamente manuale inclusa l’inchiostrazione con cui si procede per mezzo di rulli di gomma e inchiostri tipografici macinati su piani di marmo. Con queste macchine è molto difficile ottenere una perfezione di stampa tipografica, in quanto le varianti di pressione e precisione nella collocazione del foglio restano molteplici. Ma la poesia che restituiscono è certamente più emozionante di quelle semiautomatiche o del tutto automatiche. 

E’ per me fondamentale che i caratteri mobili di legno e di piombo che utilizzo abbiano attraversato la storia e possano restituirci i segni della loro usura nel tempo, raccontandoci il loro vissuto. 


#1

Il primo tirabozze l’ho conseguito bussando alla porta di un tipografo di Rovello Porro che da tempo aveva ormai abbandonato l’uso dei caratteri tipografici per optare a delle ofset. Era l’anno 2006 e oltre al tirabozze acquistato per pochissimi euro mi regalava fregi, filetti in ottone, e alcune serie di caratteri in legno datati anni 20. E’ quella che principalmente uso per gli incontri nelle scuole in quanto più agevole ad essere spostata. 

Costruttore: Fonderia Tipografica Cooperativa 
Luogo: Peschiera Borromeo (MI)
Anno: 1950 circa
Numero di matricola: 
Peso: 50 kg. 
Dimensioni rullo: 42 cm.
Dimensioni di stampa: 37 x 47 cm.

#2

Il secondo tirabozze è un Saroglia di Torino, mi è stato regalato, ho dovuto restaurarlo, cambiare i cuscinetti e riverniciarlo ma ora resta il migliore tirabozze che possiedo. 
Sia per la fortunata storia della sua marca che per la sua prestigiosa meccanica di un rullo a cremagliera. 

Costruttore: Saroglia
Luogo: Torino
Anno: 1930 
Numero di matricola: ?
Peso: 280 kg. circa
Dimensioni rullo: 60 cm.
Dimensioni di stampa: 42 x 53  cm.

#3

Il terzo tirabozze, è stato una vera fortuna, ritrovato presso un vecchio rigattiere del quartiere Bovisasca di Milano,  nel 2008, il tipo che me l’ha venduto non sapeva nemmeno cosa fosse ma il rullo non avanzava, era bloccato dalla ruggine. Ricordo di averlo comprato per pochissimi euro. Senza sapere però se sarei mai riuscito a farlo funzionare. Un particolare che mi attrasse, fu la regolazione della pressione del rullo. E’ il tirabozze che uso per la maggior parte del tempo. Una volta restaurato si è rivelato uno strumento perfetto. 

Costruttore: Bernardoni
Luogo: Milano
Anno: 1950 
Numero di matricola: 1599
Numero di catalogo: 1144
Peso: 70 kg. circa
Dimensioni rullo: 47 cm.
Dimensioni di stampa:  44 x 65 cm.

#4

Il quarto tirabozze è molto piccolo ed è di fine 800 o primi 900, mi è stato regalato da Edoardo Re il proprietario della galleria Milano Manifesti in zona Isola-Garibaldi, che tiene i miei manifesti.
Questo tirabozze è sui modelli dei primi Vandercook americani, è composto da una base di stampa in ghisa e corredato da un rullo con impugnatura su entrambi i lati. Il suo utilizzo è totalmente manuale e a generare la pressione è il peso del rullo e la propria pressione creata appoggiandosi al rullo stesso. Era corredato anche da un secondo rullo rivestito in feltro con marchiatura  del fabbricante tedesco: F.d Emil Baumann – Berlin. Ma non saprei dire se è anche lo stesso della macchiana.

Costruttore: Tedesco?
Luogo: assente
Anno: fine 800 primi 900 
Numero di matricola: assente
Peso: 30 kg. circa
Dimensioni rullo: 26 cm.
Dimensioni di stampa: 23 x 25 cm.

#5

La quinta macchina è una pressa tipografica tipo Gutenberg. L’ho costruita utilizzando un torchietto da rilegatore in ghisa che sfrutta la pressione verticale a vite. 
Mi è bastato, poi, costruire la sottostante struttura in legno con cassettino scorrevole. 
E’ la pressa tipografica che utilizzo per i progetti delle Cartoline Scoccianti. Facilmente trasportabile, è molto interessante perché posso dimostrare nelle scuole, il funzionamento di un torchio Gutenberg. La qualità di stampa è buona bisogna solo imparare a dosare la pressione che è istintiva e manuale. A differenza dei veri torchi Gutenberg prodotti un tempo dalla ottocentesca ditta Amos Dell’Orto di Bergamo. E spero un giorno di conseguirne una, raccogliendo finanziamenti per progetti alternanza scuola lavoro. 

Peso: 20 kg. circa
Dimensioni di stampa: 18 x 23 cm

il senso della vita